morti piccole e grandi attiviste/i
Da un po di tempo notizie di piccole morti si susseguono, il corpo di un uomo adulto e’ stato oggi ripescato nella Miljacka, una donna e’ stata trovata morta nel bagno di un edificio pubblico a Sarajevo, un’altra si e’ buttata dal ponte a Banja Luka, un uomo trascina se e la sua fidanzata nella morte.
Piccole morti che restano spesso senza un volto, un nome. Uno stillicidio di vite che finisce nella grande botola della cronaca nera.
Sono morti di tutti i tipi, digrazie, follia del momento, suicidi. Sono morti piccole che segnano la cronaca quotidiana e che da alcune settimane costellano la politica perversa che avvelena la bosnia erzegovina.
Queste piccole morti mi seguono, non si lasciano dimenticare, brevi trafiletti di giornale che non dicono nulla di queste vite, del loro essersi spente. Eppure a me suonano come un segno, come un mollare la presa di chi nell’anonimita non ce la fa piu’ a resistere e si fa portare.
Il fiume simbolizza bene questo lasciarsi andare, questo chiudere con la vita, con la fatica di viverla di riscaldarla. Sono stata a Zenica alcune sere fa, un incontro con delle attiviste/i, della gente che resiste che si batte e che e’ stanca di gridare al vento, di essere continuamente segnata a dito dai piccoli potenti.
Sono persone piene di vita, di emozioni ma hanno una stanchezza latente, una stanchezza che abbiamo noi tutte/i che ci battiamo per un mondo migliore.
Si, la stanchezza di chi deve credere che remare contro corrente, che parlare ad alta voce abbia un senso ed avra’ un effetto.
Quanta energia serve per credere in se stessi e nelle altri/altri. Tanta, come sarebbe piu facile farsi trascinare dal fiume, questa volta metaforico, della vita e fare come tutte/i.
Mentre io ero a Zenica, a Sarajevo, Dodik e Inzko si incontravano con il pubblico, un dibattito organizzato dal Centro per la cultura ed il dialogo diretto da Sanja Vukosavljevic. Un dibattito dove la parola pubblica appartiene solo ad un lato del tavolo. Avrei potuto esserci ma non ci sono andata. la sola idea di assistere allo spettacolo arrogante di Dodik ed alla falsa democrazia di Inzko e della moderatrice mi ha distolto.
Meglio Zenica, meglio la resistenza del margine dal prepotere, un luogo dove la gente cerca di crescere. Meglio Zenica.
Come le piccole morti le piccole vite sono estremamente fragili. Devono combattere per ogni cosa, devono sopravvivere e rispettare, devono apprendere e devono cambiare. Le piccole vite hanno genealogie, saperi, sogni ma nessun@ sembra interessato a loro fino al crack e quando c’e’ il crack spesso restano solo un numero statistico, un volto sconosciuto, un punto interrogativo mai risolto.
Per questo voglio scrivere del margine come forza di resistenza attiva, per tutte le nostre vite che si oppongono a divenire massa e materia per le demoagogie dei Dodik, Izetbegovic, Silajdzic e Inzko. Per questo mi turbano le piccole morti che sono come un buco sul fondo del nostro sacco, da cui per stanchezza scivoliamo e ci perdiamo.
Oggi hanno arrestato 3 persone sospette di avere contribuito alla morte di 1000. Anche queste sono tutte piccole morti, anche di loro non sappiamo molto tranne il numero e che, da qualche parte, qualcun@ autenticamente soffre, mentre alcune/i trafficano poteri e proprietà.
ej.. ma da dove salta fuori sto blog ???