Bosnia-Erzegovina: viaggio tra fiumi e valli, un tesoro nascosto
Della Bosnia Erzegovina si conosce Sarajevo, le Olimpiadi invernali, qualcuno ha sentito parlare di Tuzla, Mostar, Banjaluka. Quando ci si allontana dalle aree urbane il panorama appare sfocato come avvolto in una nebbia impenetrabile fatta di luoghi comuni. Per conoscere questo paese bisogna addentrarsi nelle sue valli, seguire il corso dei fiumi che costeggiano le strade legando una città ad un altra, un villaggio al villaggio successivo.
Valli che si aprono all’improvviso e risalgono la montagna per aprirsi in altopiani silenziosi. Poche auto, camion e poche case, disperse nel verde o raggruppate vicino alla strada. Un nastro grigio, sbiancato dal tempo e dall’incuria che si dipana lineare, con la strada maestra interrotta qua e la da incroci, bivi per luoghi ancora piu remoti, isolati rinchiusi in se stessi.
Superata Travnik, passare il tunnel di Jaice è come entrare in un mondo che ha una sua velocità, un ritmo diverso da quello delle strade ad alta percorrenza con autiste nervose alla presa con i tempi stretti degli appuntamenti cittadini. Guidando verso Mrkonjic Grad il traffico intenso di autobus, auto si fa minuto, vecchie Stojadin (Zastava 101) rosse in prevalenza appaiono per brevi tratti, trattori occupano la carreggiata, marciando sonnolenti lungo le curve, incuranti della fretta di chi li vuole sorpassare.
Mrkonjic Grad è una cittadina calviniana, con il saliscendi delle sue vie ripide, sottili come le gambe di un ragno. Vecchie case e nuovi palazzi uno accanto all’altro raccontano la Bosnia degli anni 50, il proletariato socialista delle case dei giovani e della cultura mentre si appoggiano ai nuovi edifici in plastica e metallo delle banche e delle macchine ATM. Intorno il verde incombente e l’azzurro senza compromessi del cielo estivo.
Pochi chilometri più avanti, lasciando la strada principale ed insinuandosi in una piccola valle ecco Ribnik. Un altro fiume, altro verde. Campi arati e boschi tanti boschi. Una vita fatta di agricoltura e pesca sportiva che sta facendo trasformare i vecchi ristoranti per camionisti in ritrovi turistici dove si cucinano piatti tradizionali e si usano prodotti locali. Intorno case ordinate, cortili curati che fanno intravedere gli inizi di un agriturismo con micro albergatori intenti a riscoprire le proprie tradizioni.
Il viaggio continua e ritornando sulla strada principale dopo pochi chilometri ecco Kljiuc. Prima della guerra conosciuta per le sue segherie oggi cerca di reinventarsi. Priva dei boschi, che appartengono oggi a Ribnik, riscopre le sorgenti della Sanica, riordina il centro storico e riscopre le storie della cittadella fortificata mai espugnata dall’esercito ottomano. La cittadella che ha ospitato e difeso l’ultimo re bosniaco esce dall’anonimato e si unisce alla regata lungo la Sana per raccontare nuovamente storie di valli, fiumi e popoli.
Potrebbe anche bastare, ma la strada prosegue e si snoda nuovamente nel cuore dell’altopiano, il fiume è lontano adesso ed il paesaggio si apre su colli coltivati e boschi. L’aria calda d’agosto è interrotta dal vento e dagli uccelli. Una pattuglia della polizia nascosta sotto l’ombra degli alberi controlla, senza troppo impegno, la velocità delle macchine. Siamo a Bosanski Petrovac la seconda municipalità della Bosnia per estensione territoriale e l’ultima per popolazione. 6500 persone, piccole comunità e case isolate. Una cooperativa di produttori lavora al suo progetto di agriturismo, la casetta dove fare la Rakija, il forno per il pane, il ristorante in pietra e legno, cavalli e niente macchine, nessun rumore. Solo tradizione e prodotti biologici.
Quasi alla fine del viaggio Bosanska Krupa, un gioiello sull’Una. Una strada fuori dal tempo che attraversa quattro o cinque volte le rotaie della ferrovia. Niente passaggi a livello solo una rapida occhiata. Il canyon scorre per circa 20 chilometri dopo aver lasciato Bihac. La strada è quella principale, usata da auto, camion, autobus. D’inverno quando nevica la carreggiata si restringe ma anche adesso bisogna fare attenzione: strettoie, curve a gomito, serpentine. Un susseguirsi rapido di combinazioni come un rally al rallentatore. La strada naturalmente prosegue, un’altra valle, un’altro fiume o meglio l’incontro dell’Una con la Sana a Novi Grad, di mattina, col sole.
h-vale
(published on Unimondo at http://www.unimondo.org/Notizie/Bosnia-Erzegovina-viaggio-tra-fiumi-e-valli-un-tesoro-nascosto)