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jablanica – sarajevo: proteste, lavoratori ed ex-combattenti

Ieri ero a jablanica una cittadina lungo la strada per Mostar, con la montagna alle spalle e la neretva accanto. Oggi sono a sarajevo una città fra le montagne e la sorgente del fiume bosna. In entrambe troppa cattiva politica ad affogare, inquinare e confrontare i/le cittadine/i con la violenza, l’abuso e la menzogna.

Fra jablanica ieri e sarajevo oggi un’escalation violenta. Fra jablanica ieri e sarajevo oggi tutta la differenza fra le proteste di cittadine/i ordinarie, lavoratori e lavoratrici traditi e svenduti dalle connivenze del sistema e la classe di ferro degli ex-combattenti e dei loro privilegi. Una popolazione di 109.000 persone a cui per avere combattuto un giorno o tutta la guerra sono garantiti privilegi e contributi statali che vanno da 150 a 1000 euro.

Dunque ieri a jablanica ho guardato le proteste senza risultato di persone lasciate a mani vuote dall’ennesimo fallimento, trasferimento di proprietà e varie finezze del ladrocinio. La dirigenza della ditta “granit” “si è rifugiata” a sarajevo per sfuggire tasse e tribunali.

Oggi a sarajevo gli ex-combattenti hanno attaccato, sfondato, divelto, distrutto ed ottenuto la propria ennesima eccezione.

Così lo scenario si ripete. I/le lavoratrici/tori protestano e per premio ottenengono qualche minuto di telegiornale. Ieri, in buona sostanza, neanche quello. L’ennessima protesta con il blocco della strada nazionale che collega sarajevo-mostar ha creato tensioni oltre una lunga, lunga colonna. Auto ferme dalle 9 alle 13.00 e come promesso sono arrivati i poliziotti in tenuta anti-sommossa a fare largo alle auto.

A sarajevo, i dirigenti delle 4 più forti associazioni di ex-combattenti hanno lasciato che la violenza esplodesse e conquistasse. Hanno solamente dovuto lasciare che l’insoddisfazione facesse il proprio corso e quanto doveva accadere è accaduto. Erano in migliaia, 100 e più autobus. Ma erano e sono soprattutto, una forza da usare come testa d’ariete per ottenere i favori dei grandi partiti nazionalisti.

La protesta di jablanica si è spenta con il fermo di alcune persone. Una tattica antica che conta sulla paura e sull’ignoranza dei propri diritti da parte di chi protesta. Paura e passività, una passività tipica, che fa infallibilmente pendere la bilancia dal lato della polizia organizzata ed abituata a fare ordine. A jablanica c’erano a guardare, altrettante persone, se non di più, di quelle che protestavano sul ponte.

Oggi, a sarajevo la bilancia ha oscillato pericolosamente. Oggi la polizia ha sparato i lacrimogeni e le ha prese. Oggi i/le cittadine/i semplici hanno assistito all’ennesima dimostrazione di forza. In gioco, il corpo elettorale degli ex-combattenti, le loro famiglie, affiliati ed amici.

Violenza, tanta troppa… mentre si avvicina il primo maggio che dovrebbe essere la giornata delle nostre proteste, cittadine/i, antifasciste, di resistenza civica… ce la faremo?

La danza dei poteri è cominciata, tribale e con colori di guerra. Una società civile attendista ed indecisa si croggiola in lotte e distinguo irrilevanti. I poteri che contano hanno lanciato l’attacco e dimostrato di poter distruggere di poter fare la differenza. Un manipoli di ex-combattenti per una manciata di soldi ed un sussidio sociale di povertà ha venduto molto di più di quanto otterrà e comunque di quanto gli spetti.

Avere combattutto un giorno od una guerra non dà il diritto di tenere in ostaggio gli/le altre cittadine/i di questo paese. Il tributo pagato agli ex-combattenti è la tassa di “ordine pubblico” per la spartizione della cosa pubblica fra i criminali della politica.

e questo è solo uno dei giorni che devono passare fino al 4 di ottobre….

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